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Il trattamento dell'aborto spontaneo e della morte intrauterina del feto

I due farmaci che hanno rivoluzionato il trattamento dell'aborto e della MEF sono il Mifepristone (RU-486-Mifegyne) e il Misoprostolo. L'RU-486 è stato sintetizzato nel 1980 e negli anni successivi si è diffuso progressivamente nei paesi in cui l'IVG è legale, in alternanza alle classiche procedure chirurgiche.

In Italia è stato autorizzato nel 2009. Questo farmaco determina un aumento della contrattilità uterina ed una più intensa sensibilità dell'utero alle prostaglandine e favorisce l'espulsione della camera gestazionale e della decidua. Viene utilizzato oltre che per l'ivg anche per la interruzione terapeutica e per la induzione al travaglio in caso di MEF.

Il Misoprostolo è un composto analogo delle prostaglandine e stimola anche esso la contrattilità uterina e la riduzione della consistenza del collo dell'utero.

Fino a poco tempo fa le normative italiane autorizzavano l'aborto farmacologico (cioè non chirurgico) solo fino a 7 settimane di gravidanza con ricovero ospedaliero in Day Hospital. Dal 2020 la circolare del Ministero della Salute estendeva le procedure farmacologiche fino a 9 settimane di gestazione e cancellava l'obbligo di ricovero ospedaliero. In questo modo si sono estremamente ridotti i casi di ivg mediante raschiamento in sala operatoria.

In Italia nel 2023 secondo i dati ISTAT vi sono stati circa 40.000 aborti spontanei (involontari) e solo nel 24% dei casi l'aborto spontaneo viene gestito con metodo farmacologico con un certo divario fra Nord (34%) e SUD (12%).

La nota dell'AIFA dell'8 novembre 2021 autorizza finalmente la combinazione di Mifepristone e Misoprostolo per l'espulsione del materiale abortivo dopo aborto spontaneo ritenuto del primo trimestre.

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